Esce oggi per Leone
Editore Far West di Sonia Morganti e, per l’occasione, ecco un
blogtour dedicato al secondo romanzo di questa autrice che adoro.
Seguite tutte le tappe, i
contenuti non vi deluderanno!
Titolo: Far west
Autore: Sonia Morganti
Autore: Sonia Morganti
Editore: Leone
Collana: Sàtura
Pagine: 296
Prezzo: 12,90€
Collana: Sàtura
Pagine: 296
Prezzo: 12,90€
UN MONDO
DISTRUTTO DALLA CRISI ENERGETICA
UN NUOVO FAR WEST DOVE VALE SOLO LA LEGGE DEL PIÙ FORTE
2060.
Dennis, un nativo americano che ha lasciato la riserva per studiare in una
delle più prestigiose università del paese, sta per laurearsi in ingegneria. Ma
mentre si trova alla festa di laurea del suo migliore amico Frederick, viene
sorpreso da una notizia sconcertante: si è esaurito il petrolio a livello
mondiale, e nessuno dei paesi civilizzati è preparato a fronteggiare
l’emergenza. Dennis, prevedendo lo scatenarsi del panico, decide di tornare
dalla sua famiglia nella riserva, per affrontare così le conseguenze della
crisi energetica, che rendono presto le città sempre più invivibili. Maniaci
assetati di potere, intrighi politici e separatisti pronti a tutto sono solo
alcuni dei pericoli di questo nuovo mondo, un far west in cui la legge del più
forte sembra poter soffocare persino quella, eterna, dell’amore.
Sonia Morganti è nata a Latina nel 1978 e vive a Roma. Laureata nel 2001 in
Giurisprudenza, da allora ha praticato un’infinità di lavori. Ama la natura, i
lunghi trekking in luoghi incontaminati, la storia e la lettura. Nel tempo
libero cura un sito di viaggi e uno sull’antica Roma. Con Leone Editore ha
pubblicato Calpurnia. L'ombra di Cesare (2015) e Far
West (2017).
ESTRATTI
Quella sera il tramonto era
particolarmente intenso: il fuoco del sole morente invadeva il cielo sotto gli
occhi acuti di un condor che, apparentemente immobile, fluttuava senza fatica
tra le colonne oscure delle mesa. Un uomo solo, presenza incidentale in
quell’armonia, fissava l’orizzonte stringendo gli occhi, accecato dalla luce e
perso nei propri pensieri. Presto sarebbe scesa la notte e lui sarebbe rimasto
lì a meditare. Accese un piccolo falò e si avvolse in una coperta decorata da
antichi simboli del suo popolo. Sistemò un pentolino sulle pietre vicine alla
fiamma per tenere in caldo la bevanda che, insieme al fuoco, sarebbe stata il
suo unico conforto fino all’alba. Il vento del deserto risaliva, portato dal
respiro calmo della notte imminente. L’uomo si avvicinò al crinale per cogliere
l’istante in cui l’ultimo bagliore del sole si arrende all’oscurità.
Il tema della festa di laurea era
l’epoca del rockabilly e Dennis avrebbe voluto maledire Frederick per l’idea
bizzarra. Quando gli aveva chiesto come gli fosse venuto in mente, Frederick
aveva raccontato di aver visto, in una scatola sul camino dello chalet di
famiglia ad Aspen, delle vecchie fotografie bidimensionali, stampate in bianco
e nero, che raffiguravano i suoi bisnonni. Ne era rimasto incantato. Nello
chalet era conservato anche un lettore musicale dei suoi nonni e, durante le
ultime vacanze di Natale, aveva avuto la fortuna di ascoltare alcuni cd. La
qualità dell’audio era dignitosa. E gli era piaciuto, confessò, immaginare suo
nonno ancora adolescente perso nelle sonorità graffianti dei Guns N’ Roses. Per
Dennis era affascinante sentire quei racconti dell’amico. Considerava il
passato delle persone «normali» come un gomitolo da cui si srotola la linea
temporale della crescita. Per lui, invece, il punto d’inizio del percorso e la
destinazione erano sempre stati due mondi separati tra cui dover scegliere.
Prepararsi era stato divertente. Non aveva i mezzi di Frederick ma, con l’aiuto
di Internet e armeggiando con il gel, Dennis aveva acconciato i capelli come al
tempo dei bisnonni e, per completare la mascherata, aveva deciso d’indossare
una maglietta bianca aderente. E poi… poi si era tuffato nella festa.
Nell’altra stanza squillò il
videotelefono. Le disposizioni erano chiare: quando Chang cenava, poteva essere
disturbato solo per casi di estrema urgenza come attacco terroristico, guerra
nucleare o affini. Per questo Amy sussultò quando sentì che il collegamento non
era stato chiuso. I passi del maggiordomo si fecero sempre più vicini, gli si
affiancò un membro della sicurezza. Entrarono e raggiunsero il presidente,
porgendogli il proiettore. Chang alzò un sopracciglio, con aria interrogativa.
Sapeva che quel gesto rimarcava i suoi tratti orientali e ne era
particolarmente fiero. Seguì la comunicazione e poi si passò il tovagliolo
sulle labbra con un gesto che sembrava mutuato dai lord inglesi. «È accaduto.
Qualcosa è andato storto» sentenziò. «Dobbiamo partire.»
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