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“Gli
incurabili romantici” è il tuo romanzo d’esordio. Da dove nasce l’idea?

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Louise
è una donna vivace, vive con leggerezza ogni situazione, anche quella più
drammatica. Riesce a essere sempre positiva e, anche quando scopre di avere il
cancro, non si lascia abbattere. Si può ritrovare qualcosa di te nel suo
personaggio?
Non somiglio a Louise per il
fatto della malattia, perché fortunatamente non ne ho avuto a che fare. Ci sono
delle cose che cerco di rubare dal suo personaggio perché la trovo fantastica.
Forse un punto che abbiamo in comune è questo: cerco di mettere distanza tra me
e le cose che accadono, perché ritengo che questo sia il modo migliore al giorno
d’oggi per gestire gli eventi difficili che la vita ci pone davanti. Mettere quindi
distanza tra noi e le cose e far avvolgere tutto dall’ultimo sono cose che
cerco di fare quotidianamente. E tra l’altro è questo il perno del personaggio
di Louise, mettere distanza tra lei e le cose e riuscire a trasformare le cose
più complesse che le succedono in qualcosa di leggero, di più facilmente
gestibile. È questo il punto che ci unisce.
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Nel
tuo romanzo affronti un tema importante e doloroso come quello del cancro, ma
riesci a parlarne in modo delicato. Quanto è stato difficile affrontare questo
argomento?

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Rifacendoci
al forte legame che lega Adrien e Louise, cos’è per te l’amore?
Questa è una gran bella domanda.
Per quanto riguarda questo romanzo ho cercato di parlare dell’amore senza
giudicare, senza porre limiti a questo sentimento. E penso che questo sia il
modo più facile per esprimere l’amore che provano questi personaggi. Credo che
tutto ciò che si possa dire sull’amore non è sufficiente, non è all’altezza di
quello che è il sentimento dell’amore. Non esistono descrizioni e non esistono
parole che possano descrivere l’amore. Qualsiasi definizione non sarebbe
opportuna, e io stessa non darò una definizione perché vorrebbe dire tradire il
mio pensiero. Qualsiasi tipo di definizione sarebbe riduttiva e ridurrebbe anche
il sentimento dell’amore, perché l’amore è semplicemente il mistero assoluto. Qualsiasi
descrizione o tentativo di descrizione non sarebbe completo.
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Qual
è il messaggio che vuoi lasciare ai lettori de Gli incurabili romantici? Cosa vuoi che resti loro dopo la lettura?
Quando scrivo in realtà non
penso mai a come il lettore potrà accogliere e ricevere il mio romanzo. Può sembrare
strano ma quando io scrivo mi concentro sul lavoro, sul desiderio di scrivere
una storia con dei personaggi la cui trama stia in piedi: questo è ciò che
faccio. Concentrarsi sul lettore vorrebbe dire perdere di creatività e di
fantasia. E peraltro penso che una volta finito il mio lavoro di scrittrice il
libro non mi appartiene più perché a quel punto lo affido ai miei lettori e
sono loro che se ne appropriano. Quello che posso dire è che il libro è già uscito
in Francia e ha avuto un feedback molto positivo. Alcune persone che lo hanno
letto mi hanno detto che sono state felici di averlo letto perché sono stati o
loro malati o hanno avuto dei cari malati, e mi hanno detto che questo libro ha
fatto loro bene perché sono riusciti a gettare uno sguardo diverso sulla
malattia. E questo mi ha colmato di gioia, per quanto non sia stata questa la
ragione per la quale ho scritto questo libro.
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