232 pagine - 12.90€ cartaceo | 6,99 ebook |
I protagonisti, nonostante siano
ragazzi qualsiasi, compiono azioni violente ed efferate. Durante le sei serate raccontate nel
romanzo, la crudeltà del singolo individuo viene esaltata attraverso il branco.
Cosa separa quindi l’umano dal disumano, da cosa deriva questa violenza?
È
lapalissiano che un individuo, se supportato dal gruppo, farà cose ben diverse
rispetto a quando è solo. Ed è altrettanto divertente vedere come fior di
sociologi stiano lì a spaccarsi la testa su questioni tanto elementari,
producendo pubblicazioni di settore che per il sottoscritto farebbero più bella
figura in un falò. Quanto a me, ho evitato di proposito di cimentarmi con temi
di attualità come il branco, i condizionamenti sociali, il gruppo, le tendenze
nichilistiche dei giovani, le droghe, l’alcool, etc.. Piuttosto ho quest’idea
che la crudeltà e la disumanità appartengano di diritto all’individuo e non
vadano fatte dipendere da condizioni sociali. Così come la povertà esaspera il
singolo e lo porta a delinquere, il branco trasforma un giovanotto per bene in
un criminale. Rispondendo alla domanda trovo quindi che non ci sia nulla di
ontologico che separi l’umano dal disumano. Semplifico al massimo immaginando
una specie di amalgama di impulsi di cui è composta la natura umana. Ora, se i
miei personaggi portano all’estremo la loro componente sadica o bestiale, è
perché riescono a vedere anche negli altri, magari mascherate dal conformismo o
dalle convenienze, le stesse intenzioni, la stessa disumanità, che però
appaiono a livello embrionale, tenute a freno soltanto dalla minaccia della
Legge.
ESTRATTO
“Nel frattempo proprio lì, davanti al Friend’s, il Buccia si prepara a diventare il protagonista indiscusso dei prossimi tre/quattro minuti di lettura. Perché, dai che ti ridai, succede sempre che c’è quel dettaglio, quella sublime caratteristica di un tuo amico che ci vogliono come minimo due o tre pagine di un libro per farci chiarezza. E il buon vecchio Buccia non è certo uno cui piaccia tirarsi indietro quando si tratta di bizzarrie e storture di varia natura, per cui è arrivato il momento, davvero drammatico e vagamente catartico, di introdurre la questione di un malaccio che sembra vessare il nostro amico ab ovo – su per giù da quando aveva 13/14 anni – e che ogni tanto, può capitare anche nel più stronzissimo inutile e insignificante momento della sua vita, arriva a colpirlo e a trasformarlo in un simil morto vivente, o più specificatamente in un coglione, per un lasso di tempo che può variare dai 15 minuti all’oretta e mezzo. Nel voltarmi difatti lo vedo piegato in due sul marciapiede, ginocchio destro ben piantato a terra e mano corrispondente a reggersi il mento in una posa che ha di sicuro più di un elemento in comune con il celebre Penseur di rodiniana memoria.”
L'AUTORE
Andrea Campucci è nato a Incisa in Val d’Arno (Firenze) nel 1983. è
laureato in filosofia e attualmente collabora con alcuni editori fiorentini.
Con Leone Editore ha pubblicato i suoi successi Plastic shop (2016) e Porn food
(2017). Il 4 luglio è finalmente uscito il suo nuovo romanzo Movida, edito da BookRoad.
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