A
DOLOR DEL VERO
Ilaria Chinzari
Book
Road
180
pagine | 12,90€
Chiara
indaga per scoprire qualcosa di più sulla storia della sua famiglia, che
presenta alcuni punti oscuri. Nel corso delle sue ricerche, emergono pochi
frammenti di una scomoda verità in cui s’intrecciano vari elementi: i documenti
falsi emessi dal vescovo Hudal per far scappare i criminali nazisti
dall’Italia, i piani segreti dell’Ambasciata navale giapponese a Merano e un
incidente mai chiarito, accaduto a una parente di Chiara poco prima che
scoppiasse la seconda guerra mondiale.Il tutto è coperto da un velo
impenetrabile di menzogne sparse a tutela dell’onore familiare: sentimento
antico e doloroso che la protagonista si troverà a scegliere se proteggere a
sua volta, mettendo a rischio anche la verità.
Solo in questo modo avrebbe potuto proteggere la sua famiglia da un pericolo più grande: la morte. O ancora peggiore: il disonore. In quegli anni rigidi e bigotti del dopoguerra, l’onta di un’infamia di tale portata avrebbe comunque portato alla rovina la famiglia, perciò meglio difendere disperatamente una bugia annullando la propria identità, che morire o vivere nel terrore per proteggere la verità.
L’onore: uno dei concetti più importanti per le famiglie,
in particolar modo per quelle del passato. Pur di preservare l’onore e la
dignità, un padre di famiglia sarebbe stato disposto a tutto. A tutto, anche ad
usare la violenza verso coloro che avrebbero potuto rappresentare un pericolo. E
a tacere verità scomode, costruendo piuttosto false verità da raccontare non
solo alle persone del paese, ma anche al resto della famiglia.
È proprio intorno al concetto di onore che ruota il
romanzo di Ilaria Chinzari, A dolor del vero.
Ricostruire un albero genealogico può rivelarsi un’operazione
tutt’altro che facile: lo sa bene Chiara Morandi, una famosa pittrice, che non vuole
parlare molto dei suoi nonni e del disonore che ha colpito in particolar modo
suo nonno, che da uomo ricco e benestante si è ritrovato a perdere tutto d’un
colpo. E decide di tacere tutto anche al marito, sovrastata dalla vergogna.
Anatoliy, funzionario dell’ambasciata russa, è però deciso a scoprire la verità
e inizia ad indagare sulla famiglia della moglie, scoprendo fatti sconosciuti anche
a Chiara. La ricerca lo riporta ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, a Merano
e Castel Labers, posto usato come centro di smistamento nell’ambito dell’Operazione
Bernhard, attraverso la quale i tedeschi cercavano di distruggere l’economia inglese
stampando sterline false. Merano veniva considerato un luogo strategico perché
non era oggetto di bombardamenti ed era molto vicina alla Svizzera, posto in
cui venivano nascosti i soldi.
«Certo, l’aver lavorato per i tedeschi non vi fa certo onore.» «Ma di quali tedeschi parli? Mio nonno lavorava coi giapponesi!» «Ma di quale storia parli tu, Chiara? Conosci solo la versione che la tua famiglia ti ha raccontato, ma ce n’è un’altra che forse ti è sfuggita. Magari la vuoi sentire…» Non sapevo cosa pensare, in quel momento: se farmi raccontare tutto da mio marito o prenderlo a schiaffi perché si era infilato in un passato che non lo riguardava.
L’animo umano è facilmente suggestionabile e molto fragile:
quando una persona perde le certezze che aveva sempre avuto, inizia a porsi
molte domande e a dubitare di tutto. È ciò che succede alla protagonista del
romanzo, che inizialmente non crede al marito e decide così di iniziare una sua
ricerca personale, anche se sarà una ricerca tutt’altro che facile perché pur
di preservare il decantato onore, alcuni membri della sua famiglia hanno fatto di
tutto per nascondere ciò che avrebbe potuto rovinarli.
Quella di Chiara è una ricerca intenta non solo a
scavare nel passato della sua famiglia, ma volta anche a cercare di capire cosa
sta succedendo a lei e suo marito. Chiara appare una donna molto forte e
determinata, vuole difendere a tutti i costi la felicità del suo matrimonio e
della sua famiglia e non ammette fallimenti sotto questo punto di visita. Forse
per questo motivo prenderà decisioni che non ho del tutto condiviso durante la
lettura, ma probabilmente erano scelte necessarie ai fini della felicità tanto
agognata.
La narrazione si alterna tra presente e passato:
alle vicende che vedono coinvolte Chiara, si alterna il racconto in terza
persona di quanto realmente accaduto anni e anni prima all’interno della
famiglia della protagonista. Il lettore ha così modo di scoprire la verità e di
comprendere a fondo le scelte fatte dal nonno di Chiara, Cesare, e dal suocero
di lui.
A
dolor del vero è un romanzo ben scritto, che si divora in
pochissimo tempo. L’autricecon il suo stile scorrevoleriesce a coinvolgere il lettore in questa sorta di
saga familiare, a delineare bene i suoi personaggi, e in particolar modo
Chiara, che si ritrova a confrontarsi con un passato in parte oscuro e ad
affrontare un conflitto interiore dal quale cerca di uscirne vincitrice. Anche
per lei l’onore rappresenta uno dei principi più importanti da portare avanti.
Sembravamo felici, ma anche la parola felicità ha significati diversi nel mondo [...]. Forse era lui a non essere felice, e io non lo avevo capito. La distanza sociale, culturale e anche genetica che sembrava disegnare tra due rette che non si incontrano mai un bellissimo quadro, ha lasciato intravedere nel tempo grossi buchi nella tela.
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