Di quando in quando, ora in questo, ora in quel quartiere, a qualcheduno s’attaccava, qualcheduno ne moriva: e la radezza stessa de’ casi allontanava il sospetto della verità, confermava sempre più il pubblico in quella stupida e micidiale fiducia che non ci fosse peste, né ci fosse stata neppure un momento. [Promessi Sposi]
I Promessi Sposi è
uno dei romanzi tornati maggiormente in voga in quest’ultimo periodo e le sue
citazioni sono balzate da un social all'altro. Ma i romanzi che trattano
epidemie, pestilenze e virus sono innumerevoli. Lo stesso Alessandro Manzoni ha
scritto anche un altro testo con la peste a far da sfondo, Storia della
colonna infame (1840), in cui i protagonisti sono due innocenti
accusati di aver diffuso il contagio consapevolmente.
Tra i grandi classici della letteratura italiana, non posso non menzionare il Decamerone di Giovanni Boccaccio, in cui la peste del ‘300 non è uno dei temi portanti ma fa da cornice alla storia. Dieci giovani si rifugiano nella campagna fiorentina per sfuggire alla peste e trascorrono il loro tempo raccontando storie, novelle, con un tema deciso di giorno in giorno.
Daniel Defoe ha scritto Diario dell’anno della peste (1722), in cui tratta l’epidemia che colpì Londra tra il 1665 e il 1666. L’autore di Robinson Crusoe racconta la peste bubbonica che ha vissuto da bambino, a soli 5 anni: il protagonista è un immaginario sellaio che scrive giornalmente un diario in cui ricostruisce l’epidemia passo dopo passo.
La peste di Londra fa da sfondo anche ad Annus Mirabilis di Geraldine Brooks (Neri Pozza, 2001). Il romanzo storico è ambientato nel villaggio inglese di Eyam, nel 1666: Anna Frith presta soccorso a un sarto, George Viccars, che muore pochi giorni dopo di peste bubbonica. Quando gli abitanti del villaggio prendono consapevolezza che il loro villaggio è stato contagiato, decidono di isolarsi per evitare un propagarsi della malattia.
Tra i grandi classici della letteratura italiana, non posso non menzionare il Decamerone di Giovanni Boccaccio, in cui la peste del ‘300 non è uno dei temi portanti ma fa da cornice alla storia. Dieci giovani si rifugiano nella campagna fiorentina per sfuggire alla peste e trascorrono il loro tempo raccontando storie, novelle, con un tema deciso di giorno in giorno.
Daniel Defoe ha scritto Diario dell’anno della peste (1722), in cui tratta l’epidemia che colpì Londra tra il 1665 e il 1666. L’autore di Robinson Crusoe racconta la peste bubbonica che ha vissuto da bambino, a soli 5 anni: il protagonista è un immaginario sellaio che scrive giornalmente un diario in cui ricostruisce l’epidemia passo dopo passo.
La peste di Londra fa da sfondo anche ad Annus Mirabilis di Geraldine Brooks (Neri Pozza, 2001). Il romanzo storico è ambientato nel villaggio inglese di Eyam, nel 1666: Anna Frith presta soccorso a un sarto, George Viccars, che muore pochi giorni dopo di peste bubbonica. Quando gli abitanti del villaggio prendono consapevolezza che il loro villaggio è stato contagiato, decidono di isolarsi per evitare un propagarsi della malattia.
Dunque, le epidemie hanno da sempre ispirato gli
scrittori, tant'è che molti sono partiti da scenari immaginari per dar vita alle loro storie,
distopiche o horror. Uno di quelli ad aver dato più scalpore è Abisso di
Dean Koontz (TimeCrime, 2020), pubblicato nel 1981 ma rimasto inedito in Italia
fino a poche settimane fa. Il libro è stato addirittura definito il romanzo
profezia: a destare curiosità è il fatto che viene menzionato un virus,
Wuhan-400, capace di provocare una grave polmonite, creato in un laboratorio
cinese di Wuhan con lo scopo di poter essere usato come arma biologica nel
2020. In realtà inizialmente il virus doveva avere il nome di Gorki-400 ed
essere ambientato in una città russa, perché il romanzo è scritto nel pieno
della Guerra Fredda. Ma dopo la caduta dell’Unione Sovietica è stato necessario
un cambiamento, dunque l’autore ha sostituito la Russia con la Cina.
Anche il re dell’horror, Stephen King, tratta un virus immaginario in un suo romanzo apocalittico, L’ombra dello scorpione (Bompiani, 1991): un’arma batteriologica, Capitan Trips o Progetto Azzurro, sfuggita da un laboratorio ha la capacità di infettare circa il 99% della popolazione in modo rapido. I pochi se sopravvivono si trovano a dover vivere in un mondo in cui regna il caos e il terrore. Stephen King negli ultimi giorni ha voluto rassicurare i suoi lettori su una possibile somiglianza tra il suo romanzo e la situazione attuale, negando qualsiasi accostamento tra il virus immaginario e il Covid-19.
Cecità di Josè Sarago (Feltrinelli, 2013) racconta di un misterioso virus capace di render cieco l’essere umano: una malattia che porta a vedere improvvisamente tutto bianco, senza sintomi iniziali. Nessun personaggio ha un nome, ma vengono definiti come il medico, il primo cieco: l’intento dell’autore è quello di voler sottolineare il fatto che di fronte a una malattia siamo tutti uguali. Il libro altro non è che una metafora della condizione dell’uomo, che per natura è indifferente verso il prossimo e non riesce a guardare oltre se stesso. È, appunto, avvolto da una cecità perché si è ormai perso il senso di solidarietà nella società moderna.
Ne La peste scarlatta (Adelphi, 2009) Jack London immagina un futuro catastrofico in seguito a una terribile pestilenza che ha decimato la popolazione mondiale nel 2013 e provocato conseguenze disastrose. Sessant'anni dopo, nel 2073, in un’immaginaria California uno dei sopravvissuti racconta quanto successo e come si è giunti a un ritorno all'età della pietra.
La peste (1947) di Albert Camus è ambientato nella città algerina di Orano. In un imprecisato momento degli anni Quaranta scoppia un’improvvisa moria di ratti che pian piano provoca la morte delle persone, causando una vera e propria pestilenza. Camus esplora l’animo umano mettendolo a nudo: l’essere umano si mostra fragile di fronte a una minaccia come quella che rappresenta la peste, senso di paura e di terrore si impossessa e prende il sopravvento in ogni persona, che ha paura di essere contagiata e di non riuscire a sopravvivere.
Anche il re dell’horror, Stephen King, tratta un virus immaginario in un suo romanzo apocalittico, L’ombra dello scorpione (Bompiani, 1991): un’arma batteriologica, Capitan Trips o Progetto Azzurro, sfuggita da un laboratorio ha la capacità di infettare circa il 99% della popolazione in modo rapido. I pochi se sopravvivono si trovano a dover vivere in un mondo in cui regna il caos e il terrore. Stephen King negli ultimi giorni ha voluto rassicurare i suoi lettori su una possibile somiglianza tra il suo romanzo e la situazione attuale, negando qualsiasi accostamento tra il virus immaginario e il Covid-19.
Cecità di Josè Sarago (Feltrinelli, 2013) racconta di un misterioso virus capace di render cieco l’essere umano: una malattia che porta a vedere improvvisamente tutto bianco, senza sintomi iniziali. Nessun personaggio ha un nome, ma vengono definiti come il medico, il primo cieco: l’intento dell’autore è quello di voler sottolineare il fatto che di fronte a una malattia siamo tutti uguali. Il libro altro non è che una metafora della condizione dell’uomo, che per natura è indifferente verso il prossimo e non riesce a guardare oltre se stesso. È, appunto, avvolto da una cecità perché si è ormai perso il senso di solidarietà nella società moderna.
Ne La peste scarlatta (Adelphi, 2009) Jack London immagina un futuro catastrofico in seguito a una terribile pestilenza che ha decimato la popolazione mondiale nel 2013 e provocato conseguenze disastrose. Sessant'anni dopo, nel 2073, in un’immaginaria California uno dei sopravvissuti racconta quanto successo e come si è giunti a un ritorno all'età della pietra.
La peste (1947) di Albert Camus è ambientato nella città algerina di Orano. In un imprecisato momento degli anni Quaranta scoppia un’improvvisa moria di ratti che pian piano provoca la morte delle persone, causando una vera e propria pestilenza. Camus esplora l’animo umano mettendolo a nudo: l’essere umano si mostra fragile di fronte a una minaccia come quella che rappresenta la peste, senso di paura e di terrore si impossessa e prende il sopravvento in ogni persona, che ha paura di essere contagiata e di non riuscire a sopravvivere.
Se invece siete interessati meno alla parte romanzata ma volete approfondire l'argomento in modo più dettagliato, ci sono saggi interessanti che analizzano le epidemie
che hanno segnato la storia. Tra questi c’è 1918. L'influenza spagnola: La pandemia che cambiò il mondo di
Laura Spinney (Marsilio, 2018) che analizza l’influenza spagnola che ha causato
milioni di morte ma che è stata relegata in disparte perché messa in ombra
dalle catastrofiche conseguenze della Prima Guerra Mondiale. Caduta nell'oblio
per molto tempo, l’influenza spagnola ha avuto in realtà un gran impatto
sull'evolversi di alcuni avvenimenti storici, in primis influendo sulla Prima
Guerra Mondiale.
Altro testo è La peste nella storia. L'impatto delle pestilenze e delle
epidemie nella storia dell'umanità di William Hardley McNeill (Res Gestae,
2012): l’autore affronta non solo la peste, ma anche altri tipi di malattie,
come il tifo e la tubercolosi, fornendo al lettore un quadro completo di quelle
epidemie che hanno scosso il mondo, con tutte le loro conseguenze.
Ad aprile uscirà Nel contagio di Paolo Giordano (Einaudi, 2020): l’autore analizza l’ultima epidemia che ha colpito il mondo, riflettendo su come sia cambiata la vita di tutti e su quali saranno i cambiamenti una volta che l’emergenza sarà finita.
Un saggio interessante è Spillover. L’evoluzione delle pandemie di David Quammen (Adelphi, 2017): l’autore ripercorre l’ultimo secolo ed esamina le malattie che hanno colpito il mondo, dovute a uno spillover, un salto di specie che si verifica da un animale a un essere umano. Il giornalista ha condotto un’inchiesta raccogliendo varie testimonianze nel mondo e riporta in Spillover un’accurata ricerca scientifica, con tanto di dati e analisi: la tesi di fondo è che è l’uomo l’unico responsabile delle pandemie. La sua volontà di voler predominare sulla natura lo porta a un’esposizione più diretta, a un contatto ravvicinato con animali selvatici che potrebbero essere portatori di virus, come un pipistrello che vive in una grotta.
Ad aprile uscirà Nel contagio di Paolo Giordano (Einaudi, 2020): l’autore analizza l’ultima epidemia che ha colpito il mondo, riflettendo su come sia cambiata la vita di tutti e su quali saranno i cambiamenti una volta che l’emergenza sarà finita.
Un saggio interessante è Spillover. L’evoluzione delle pandemie di David Quammen (Adelphi, 2017): l’autore ripercorre l’ultimo secolo ed esamina le malattie che hanno colpito il mondo, dovute a uno spillover, un salto di specie che si verifica da un animale a un essere umano. Il giornalista ha condotto un’inchiesta raccogliendo varie testimonianze nel mondo e riporta in Spillover un’accurata ricerca scientifica, con tanto di dati e analisi: la tesi di fondo è che è l’uomo l’unico responsabile delle pandemie. La sua volontà di voler predominare sulla natura lo porta a un’esposizione più diretta, a un contatto ravvicinato con animali selvatici che potrebbero essere portatori di virus, come un pipistrello che vive in una grotta.
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