@Giovanna Samanda Ricchiuti |
A soli 40km da Roma, in provincia di Viterbo, c’è
un piccolo borgo che si erge maestoso sulla valle del fiume Treja, situato su imponenti
mura di tufo che danno l’impressione che sia sospeso nel cielo: Calcata.
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Un luogo incantato e suggestivo che sembra essere
rimasto nel Medioevo e non essere mai arrivato nel nostro secolo. Se si ha la
possibilità di visitarla quando non ci sono più tanti turisti, in particolar
modo al tramonto, se non addirittura di notte, o nei mesi più freddi, si può
vivere Calcata appieno e respirare la sua magia. Un silenzio assordante che
vive tra le mura di questo piccolo paesino, ed è raro sentire rumori fragorosi
se non il vociare di qualche abitante che si disperde tra i vicoli. Quelle vie
strette di Calcata contraddistinte da una quiete surreale e dalla natura che
domina in ogni angolo consentono al visitatore di godersi una passeggiata
all’insegna della pace e della tranquillità interiore. Inoltre, è proprio in
questo momento che si assapora tutta la magia di questo posto: si respira
un’atmosfera che appare quasi inquietante, ma è anche molto suggestiva. Calcata
riesce davvero a stregarti!
E per i più romantici, c'è anche uno scorcio quasi poetico: il passetto del bacio, un vicolo strettissimo che le coppie innamorate non possono non attraversare.
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La storia di Calcata
Nel 1935 Calcata viene abbandonata da gran parte
della popolazione in quanto ritenuta poco sicura perché dichiarata a rischio
sgretolamento. Gli abitanti, si sono dunque trasferiti a pochissimi km da lì, in
quella conosciuta tuttora come Calcata nuova, mentre il borgo medioevale viene
chiamato Calcata vecchia. Negli anni 60 Calcata vecchia, dopo aver rischiato
anche di essere abbattuta, viene ritenuta sicura e nuovamente ripopolata, per
lo più da pittori, artisti da strada, musicisti e attori. Attualmente, è
abitata da poco meno di 100 persone, sia italiane che straniere, che hanno
scelto questo posto con la consapevolezza di vivere lontani dal caos urbano e
quasi isolati, perché non si ha né linea telefonica né connessione sul
cellulare. Un vero e proprio distacco dalla realtà.
Il palazzo baronale, la chiesa e il
Santo prepuzio
A Calcata si accede solo a piedi tramite un
enorme portone d’ingresso che, una volta oltrepassato, ti fa fare un salto
all’indietro e sembra separare il borgo dalla contemporaneità. Il tempo lì si è
fermato: una piazza centrale, vicoletti i cui pavimenti sono costituiti da
ciottoli del fiume Treja e pieni di fiori, case con porte e finestre consumate
dal tempo che si alternano a cantine o botteghe, e panorami mozzafiato da poter
ammirare dagli strapiombi che si trovano alla fine di queste viuzze e che
affacciano sulla valle del Treja. Nella piazzetta ci sono i monumenti che
caratterizzano Calcata: la Chiesa, i tre troni di tufo, opera dell’artista Costantino Morosin, e il Palazzo Baronale,
più conosciuto come il palazzo degli Anguillara, dotato di una torre merlata. È
stato per secoli la residenza degli Anguillara e risale all’anno 1000. Fino
all’esodo degli abitanti di Calcata, il palazzo ha ospitato alcuni servizi del
paese, come l’ufficio postale e la scuola. Inoltre, nella sala principale si
svolgevano molti eventi, come i pranzi di nozze.
Dopo essere stato abbandonato, è stato restaurato dall’architetto Paolo
Portoghesi ed utilizzato come sede degli uffici del Centro Visite del Parco
Valle del Treja.
La chiesa del Santissimo Nome di Gesù viene edificata
intorno al 1300 per volere della Famiglia Anguillara. Lo stemma della famiglia
sopravvive all’esterno e all’interno della chiesa. Nel 1793 viene ristrutturata
ad opera della famiglia Sinibaldi. È una chiesa molto piccola: è costituita da
un’unica navata e ha un soffitto a capriate. Al suo interno, è conservata una
fonte battesimale e un’acquasantiera che risalgono al XVI secolo, e delle
pitture che rappresentano storie legate al Cristo.
Secondo una leggenda, nel 1527 a Calcata viene catturato un lanzichenecco che
aveva preso parte al sacco di Roma e saccheggiato il Sancta Sanctorum di San
Giovanni in Laterano, rubando il Santo Prepuzio di Gesù. Tenuto prigioniero in
una cella all’interno della chiesa, il soldato nasconde lì il reliquiario e questo
viene scoperto solo 30 anni dopo, nel 1557. Diviene subito oggetto di venerazione
e ai pellegrini che si recano lì a pregare sono concessi 10 anni di indulgenza.
Nei primi anni del Novecento la Santa Sede proibisce però la venerazione
minacciando di scomunica chiunque ne parli soltanto. Viene considerato
imbarazzante
Nel 1983, il reliquario sparisce: secondo alcuni a causa di un furto, forse
organizzato da una setta satanica che si riuniva lì vicino, nelle caverne di
Monte Suratte, secondo altri viene fatto nascondere proprio su richiesta della
Santa Sede.
Il Santo prepuzio è stato, dunque, legato a molte polemiche: addirittura nel
Medioevo sono diciotto le città che vantano di possederlo e sono molti i miti
che gli ruotano attorno. Si narra che, questo ritrovato a Calcata, è quello
donato da Carlo magno a Papa Leone III il 25 dicembre 800, giorno in cui viene
incoronato Imperatore. Il Papa decide poi di custodirlo nel Sancta Sanctorum
nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e lì vi rimane fino al giorno del
suo furto. Secondo un’altra leggenda, però, Carlo Magno ha in realtà donato il
Santo Prepuzio all’Abbazia di Charroux che ne reclama l’autenticità. È a
seguito della diatriba nata dalle due Chiese che la Chiesa di Roma decide di
emanare un decreto e vieta a chiunque di parlarne.
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Il borgo delle streghe, degli hippy e
degli artisti
Calcata è conosciuta da tutti come il borgo delle
streghe. Secondo una leggenda, infatti, quando c’è vento forte per le strade
sembra alzarsi il canto delle streghe. Si narra anche che Calcata sia stato
luogo di riti magici.
Ma Calcata è anche il borgo degli artisti. Come già detto precedentemente,
molti di loro hanno scelto questo posto come luogo in cui poter vivere, in
particolar modo quelli caratterizzati da una personalità molto estroversa e
particolare. Tra questi, c’è l’architetto Paolo Portoghesi che ha voluto
volutamente allontanarsi dalla città e vi ha realizzato uno dei giardini più
belli d’Italia.
Inoltre, sono molti i registi e gli attori che
hanno prediletto il suo fascino antico e lo hanno utilizzato come set
cinematografico. È stata infatti scelta per girare scene di alcuni film, come
Amici miei (1975) di Sergio Leone Monicelli, Decameron di Pasolini, La Mazzetta
(1978) di Sergio Corbucci, o di alcuni video musicali, come Una storia
sbagliata (1980) di De Andrè.
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Calcata nei libri
Pur essendo tanto amata da attori e registi, Calcata non trova grande spazio nella letteratura. Tra questi, c’è Calcata. Borgo nel futuro di Franco Barbieri che è un fotogramma del borgo anche un po’ datato, perché pubblicato nel 1989. Il testo è difficile da reperire, si trova solo usato: magari per gli appassionati potrebbe essere un bel pezzo da collezione.
Per chi vuole esplorare i sapori di Calcata, c’è Il cibo di casa tra fiaba e realtà. Tracce di memoria dei sapori di Calcata di Aurora Cecchini e Carlo Tonnarini, pubblicato nel 2019 da Emia Edizioni. Un libro adatto a tutte le età, dove fantasia e realtà si intrecciano e fanno rivivere ricette e segreti della cucina calcatese. I protagonisti sono personaggi immaginari, piante magiche e animali parlanti che scrivono storie di cibo.
Per quanto riguarda le menzioni, Calcata viene citata in riferimento alla leggenda del Santo prepuzio sia da James Joyce nel suo Ulisse sia da Josè Saramago in Vangelo secondo Gesù Cristo.
Il problema dell'integrità sacerdotale di Gesù circonciso [.....] e il problema se il divino prepuzio, l'anello matrimoniale della Santa Romana Chiesa Cattolica. conservato a Calcata, richiedesse l'iperdulia semplice o il quarto grado della latria accordato alla resezione delle escrescenze divine quali i capelli e le unghie Ulisse - James Joyce]
Dove mangiare?
Se volete fermarvi a mangiare qualcosa a Calcata,
vi consiglio il ristorante Opera, che si trova sulla piazza centrale.
Per più informazioni, cliccate sul post che trovate qua sotto!
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