L’abisso
di Giuliano Colantonio
Leone Editore
144 pagine | 11,90€
Guido è un ragazzo con una vita apparentemente normale,
lavora in un negozio di elettronica e convive con la fidanzata, Marta, in un
piccolo appartamento. Nessuno, però, conosce il suo segreto: soffre di
allucinazioni. Per molto tempo, Guido è riuscito a tenere a bada i suoi
fantasmi, nascondendo la schizofrenia anche alla compagna. La malattia,
tuttavia, decide di manifestarsi prepotentemente a seguito di una lite con la
ragazza e, in un raptus, la uccide, o almeno crede di averlo fatto. La figura
della giovane continuerà a perseguitarlo e Guido, tormentato da questa e altre
figure inquietanti, dovrà navigare in questo mare tempestoso per capire se ha
davvero commesso l’omicidio e cosa fare: seguirla negli inferi, o voltarle le
spalle e fuggire?
La maniglia si alzava e si abbassava. La porta sembrava fosse spinta a spallate. Guido non si mosse di un centimetro, prese a sudare, e con gli occhi fissava la maniglia. A un tratto tutto si fermò. Preso in contropiede, il ragazzo si riabbottonò i pantaloni e aprì la porta. Nessuno. La richiuse. Restò un minuto con le mani bagnate sul viso. Poi uscì.
Guido e Marta sono in apparenza una coppia felice. Ma Marta
non sa che il suo compagno nasconde un segreto, un qualcosa che ha preferito
tenere nascosto negli anni: soffre di schizofrenia.
Guido sembra riuscire a controllare il suo disturbo, grazie
anche a una scatoletta che lo fa stare meglio. Uno scrigno magico che contiene
quelle pillole che lo aiutano ad essere una persona normale. Ma cosa succede quando
si supera il confine e le pillole non sono più sufficienti?
Quella parte che lui tanto voleva nascondere viene fuori
improvvisamente e in modo violento durante una discussione con la sua amata
Marta, una lite che cambierà per sempre la vita dei due.
Sarà quella furiosa litigata che farà sprofondare Guido nel
baratro, facendogli toccare il fondo. Pur provando a lottare e a resistere,
Guido viene travolto da quell'abisso nascosto dentro di lui, e le sue
allucinazioni aumentano. Il ragazzo inizia ad essere così destabilizzato da non
capire più quando finisce la realtà e quando iniziano le sue allucinazioni. È
così fuori di sé da non riuscire a distinguere il reale dal non reale, e da
mettere in discussione l’impossibilità che esistano due realtà. Se a lui appare
una seconda realtà, chi dice che non esiste? Chi stabilisce cosa sia reale e
cosa non? E Guido in quale mondo vive?
Giuliano Colantonio ci presenta una storia triste, tormentata,
dolorosa: il crollo emotivo di Guido è descritto in modo così intenso da far
venire la pelle d’oca al lettore. E l’autore è così bravo a narrare e a
raccontare ciò che vede Guido, da far mettere in dubbio anche a chi legge cosa
succeda davvero e cosa sia frutto dell’immaginazione di Guido.
Guido è una persona fragile, un uomo che vorrebbe solo
vivere una vita normale e che non riesce ad ammettere neanche a se stesso che
soffre di un disturbo mentale grave. Dover affrontare la dura realtà per lui
non è facile: la perdita della sua Marta lo rende ancora più instabile
mentalmente e lui non può più nascondersi.
La sofferenza di Guido si percepisce ad ogni parola, il suo
dolore è così forte che sembra esplodere e fuoriuscire da quelle pagine. Guido
si ritrova a rivivere in un incubo, un incubo che non finisce semplicemente
aprendo gli occhi, ma un incubo che deve affrontare con gran coraggio per far
sì che non torni più. I demoni che lo vengono a trovare sono difficili da
gestire, ma è proprio da quell'abisso che tocca che Guido può avere la forza di
ripartire.
L’abisso è un romanzo profondo,
intenso, che tratta il tema della schizofrenia in profondità, facendo emergere
ansie e paure di chi ne soffre. E a vacillare non saranno solo le certezze di
Guido, ma anche quelle del lettore.
È possibile che esistano due realtà? si chiese Guido.
Se ciò che è filtrato dagli occhi non fosse reale, come potremmo distinguere il sogno dalla realtà? In fondo, l'uomo può interpretare il mondo solo attraverso i suoi sensi e le sue percezioni. Ed è constato che l'uomo riesce a vedere solo ciò che viene percepito dai suoi occhi. Come può, quindi, distinguere ciò che viene a lui proiettato da ciò che è lui a proiettare?
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