Sento il mio cuore che inizia a battere velocemente, penso già al momento in cui dovrò ridargliela. Potrei tenere stretta la piccola Eve per sempre. Mi domando, cosa succederebbe se lo facessi?
Ogni famiglia nasconde dei segreti e nessuna può ritenersi migliore di un’altra: l’apparenza spesso può ingannare, e dietro falsi sorrisi possono esserci tante difficoltà.
È questo ciò che si ritrova ne La babysitter, ultimo thriller di Phoebe Morgan.
Caroline Harvey è una ragazza come tante, con un lavoro da freelance e tanta voglia di metter su famiglia. La relazione che ha con Callum Dillon, però, non è una normale storia d’amore: infatti lui è sposato con Siobhan e ha una figlia, Emma.
Quando a Caroline viene richiesto all’improvviso di prendersi della piccola Eve, figlia di una coppia di amici, Jenny e Rick Geras, lei resta sbalordita. Inizialmente rifiuta, ma poi le piacerà così tanto badare a quella bambina da desiderare in modo quasi ossessivo di poterlo fare spesso.
È in una di queste sere da babysitter che avviene una tragedia che coinvolge due famiglie fino ad allora sconosciute tra loro: Caroline viene ritrovata morta e la piccola Eve è sparita nel nulla.
Quella vita perfetta che Siobhan e Callum avevano ricreato intorno a loro va pian piano in mille pezzi: Callum è il primo indiziato e la polizia cerca una prova schiacciante che lo riconosca colpevole o spera in una sua confessione spontanea.
Ma è stato davvero lui? O c’è qualcun altro che avrebbe potuto trarre più profitto con la morte di Caroline?
La storia si sviluppa su tre binari diversi. A dar voce ai loro pensieri, ai sentimenti, alle paure e ai desideri sono Siobhan e Caroline. Contemporaneamente, seguiamo le indagini del detective Wildy, gli interrogatori fatti a tutte le persone coinvolte e le ricerche per scoprire l’assassino.
La storia si alterna dunque tra passato e presente, tra le voci di Siobhan che vive l’arresto del marito e tutta questa vicenda tragica, e di Caroline, della quale riviviamo gli ultimi istanti di vita e il suo rapporto con Callum.
Questa tecnica è ben strutturata, il lettore non si perde in questo alternarsi perché le scene del passato ben si intrecciano con quelle del presente. Si seguono con avidità le vicende delle due donne: da una parte vuole sapere chi ha ucciso Caroline e cosa c’entri la piccola Eve in tutto questo, dall’altra si è interessati a scoprire qualcosa di più sulla vita e sul passato non solo di Caroline, ma di tutti i personaggi.
I capitoli dedicati a Siobhan e Caroline, narrati in prima persona, danno modo di conoscere più da vicino queste due donne. Da una parte si ha una donna sposata che è disposta a tutto pur di tenere la famiglia unita, anche ad accontentarsi di non essere l’unica per lui. Dall’altra si ha una donna più giovane con tanti sogni e desideri, come quello di diventare madre, che commette l’errore di innamorarsi di un uomo sposato. Una ragazza a tratti instabile, e questa sua instabilità esce fuori in più di un’occasione.
Le due sembrano così diverse tra loro, ma hanno qualcosa in comune: la solitudine e il non sentirsi realizzate abbastanza perché legate a un uomo come Callum. Caroline e Siobhan sono coloro che vengono caratterizzate maggiormente perché ci raccontano la storia attraverso i loro occhi, ma anche gli altri personaggi hanno un loro spessore. C’è Maria, sorella di Siobhan, che è l’opposto di lei: indipendente, senza nessun uomo vicino e senza una famiglia, ma felice così. C’è Emma, la figlia adolescente di Siobhan e Callum, che sta attraversando la difficile fase dell’adolescenza e che è molto legata al padre, meno alla madre. C’è Jenny, madre di Eve, classica neomamma perfettina che non ha occhi se non per il figlio. Poi c’è Callum. Un uomo spregevole che si diverte a giocare con i sentimenti. Non solo prende in giro la moglie, ma anche l’amante. Sembra non aver rispetto e amore per nessuno se non per se stesso.
La babysitter è un thriller psicologico che ti disorienta completamente. Phoebe Morgan trasporta violentemente il lettore nella vita dei Dillon e di Caroline con uno stile coinvolgente e scorrevole, e non risparmia nessuno in questa storia. Tutti vengono messi a nudo, ognuno viene pian piano mostrato per quello che è realmente. Ognuno di loro vive di paure e di emozioni tali da renderli quasi reali: è impossibile non provare compassione o rabbia verso alcuni di loro. E questi due pur essendo sentimenti contrastanti a volte si riflettono su una stessa persona, perché in questa storia nessuno è del tutto una vittima. Anche la stessa Caroline, pur essendo stata uccisa, appare in certe occasioni colpevole.
Phoebe Morgan dimostra di avere una grande abilità nel raccontare drammi familiari. Mi ha ricordato molto Barbara Abel, altra autrice che incentra i suoi thriller su rapporti familiari complicati, che analizza a fondo quelle crepe che si creano all’interno di una famiglia e che molti vogliono celare.
Durante la lettura si fanno supposizioni su chi sia il colpevole, ma il vero punto di domanda non è solo chi ha ucciso Caroline, ma anche scoprire cosa si nasconde dietro ogni personaggio. Questa è una storia che ti fa capire che le apparenze spesso ingannano, che è difficile potersi fidare perché molti sono bravi a fingere. Che ci sono molte donne come Caroline, che si sentono sole e vorrebbero diventare madri più di un’altra cosa, o donne come Siobhan, costrette a tacere i tradimenti del marito solo per non rovinare la propria famiglia e la vita dell’unica figlia che ha.
E quando si scopre l’assassino… è quasi come ricevere una coltellata, nello stesso momento in cui la riceve Caroline.
Si arriva quindi alla fine del libro con una triste riflessione. Possiamo dire di conoscere davvero chi abbiamo vicino? Quanti segreti vengono taciuti pur di apparire in un modo e non mostrarsi agli altri per ciò che si è realmente?
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