Una manciata di cenere
di Luca Vanoli
357 pagine | 10€
Stato Pontificio, Anno Domini 1655. Sul piccolo feudo di Monterotondo, a breve distanza da Roma, regnano felicemente da undici anni i marchesi Tebaldi. Offuscato da tanta prosperità, giace, dimenticato nel ricordo dei più, un oscuro anatema, scagliato al tempo della loro ascesa. Ma, quando la morte inizia a serpeggiare sinistra tra i membri della famiglia, un cupo terrore si diffonde in tutto Monterotondo: il popolo, inquieto, teme di essere travolto dalla sventura dei signori…A Roma, intanto, il conclave ha eletto un nuovo papa: Alessandro VII. Non potendo permettere che l’inizio del regno sia segnato da delitti irrisolti, la Curia decide così di inviare a indagare in incognito Tullio Corbet, un avvocato francese con doti investigative fuori dal comune, pronto a sacrificare tutto alla causa della giustizia, affiancato da Padre Seàn, un rigido gesuita di origini irlandesi.Giunti a Monterotondo, i due uomini non tarderanno a essere travolti dagli eventi criminosi: i membri della famiglia Tebaldi, seppur chiusi in una fortezza di reticenza, mostreranno di avere più di uno scheletro nell'armadio. E in un turbinio di delitti sanguinosi, amori proibiti e segreti inconfessabili, i due investigatori proveranno a scoprire quali trame oscure si celano dietro la scia di morte che la maledizione sembra lasciare, inesorabile, dietro di sé…
«Tutto procedette per il meglio fino a qualche mese fa quando papa Innocenzo X rese la sua beatissima anima a Dio. Ed ecco che, in breve tempo, Attilio muore e nella stanza dove è avvenuto il decesso si ritrova il cadavere di un'ape. Poche settimane dopo, uno dei suoi figli è trovato cadavere nei boschi del feudo, il corpo martoriato da centinaia di punture d'api.» «Non capisco, padre, parlano tutti di api. Ma cosa c'entrano con la storia della maledizione?» «Sono stupito della vostra ignoranza. Le api sono il simbolo araldico della famiglia Barberini.»
Luca Vanoli esordisce nel panorama letterario con un giallo storico intrigante, ambientato nel 1655: Una manciata di cenere si dimostra sin dalle prime pagine un romanzo avvincente, capace di catturare l'attenzione grazie a un linguaggio scorrevole che non annoia mai.
Protagonista della storia è l'avvocato francese Tullio Corbet che si ritrova ad indagare sulla famiglia Tebaldi: sembra che, dietro la loro ascesa, ci sia una maledizione lanciata da coloro che sono stati spodestati proprio dai Tebaldi, i Barberini. Il marchese Attilio e uno dei suoi figli vengono ritrovati misteriosamente morti: entrambe le morti hanno come elemento comune l'ape e ciò basta per far credere che la maledizione stia iniziando a colpire, perché le api sono presenti nello stemma di famiglia dei Barberini.
Il neo eletto Papa Alessandro VII, temendo di perdere il controllo degli abitanti di Monterotondo che iniziano ad essere intimoriti dopo queste due misteriosi morti, decide di mandare qualcuno ad investigare sotto copertura. E affidano questo compito così difficile a Tullio Corbet, che già si era messo in mostra per aver preso le difese di un povero maniscalco contro la potente famiglia dei Borghese. Ad affiancarlo in questa avventura c'è Padre Seàn, un gesuita con un carattere del tutto diverso da quello dell'avvocato. Sotto le vesti di un conte, inizia a interagire con i Tebaldi: il marchese Federico, la moglie Anna, la bellissima Marianna. Tutti però nascondono qualcosa, e sta a Corbet scoprire quali sono. Non mancano colpi di scena, intrighi, e segreti taciuti...
Le indagini di Corbet si intrecciano dunque alla vita dei vari personaggi: proprio per questo motivo viene attirata ancora di più l'attenzione del lettore, perché viene posto l'accento non solo sull'indagine, ma anche sulla sfera privata di chi incontriamo. Inizialmente ci si troverà spaesati, perché i membri della famiglia Tebaldi sono molti: pagina dopo pagina, però, si imparerà a conoscere bene ogni componente e ci si addentrerà nella loro storia personale.
Dunque, l'autore delinea bene tutti i suoi personaggi, e ciò aiuta a renderli ancora più veri. Colui che più di tutti ha un proprio spessore psicologico, è Tullio Corbet, uomo dotato di grande intelligenza e gran coraggio. Dimostra sin da subito di non avere timore, di voler proteggere i più deboli a costo di andare contro i potenti e di avere un temperamento molto caldo, istintivo. Ha vissuto un passato tutt'altro che facile: e ciò verrà svelato ai lettori pian piano. Proprio per la sua impulsività viene affiancato da Padre Seàn, che ha il compito di controllarlo, e non mancano battibecchi tra i due che rendono la lettura ancora più piacevole e a tratti anche divertente. Ed è proprio qua che mi ha colpito l'autore: perché riesce a far combaciare perfettamente uno stile divertente a uno più ricco di suspense, più misterioso.
Con molta bravura, Luca Vanoli riesce a far intrecciare magistralmente elementi di fantasia e fatti realmente accaduti. La famiglia Tebaldi è inventata, ma ben si inserisce nelle dinamiche di quel periodo: non mancano nozioni storiche, come la Guerra dei Trent'anni, e avvenimenti di quel periodo, che rendono la trama ancora più verosimile e fanno sì che la vicenda venga meglio inquadrata dal punto di vista storico.
Una manciata di cenere delinea in modo preciso un quadro di quella che era la vita di quell'epoca: pur focalizzandosi sulla vita di Monterotondo e dei suoi abitanti, Luca Vanoli riesce ben a descrivere il modo di vivere del tardo Seicento.
Non rimarrete delusi neanche dal finale: l'autore dissemina vari indizi, ma il finale si rivelerà tutt'altro che scontato. Ora attendo con curiosità il secondo volume.
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