Intervista a Federico Floris: "In Raccontami di te ho voluto far risaltare le persone nelle loro fragilità, maschere, paure, in modo quasi sofferto, realistico" - Un lettore è un gran sognatore | Blog di letteratura, storia, cultura, teatro

martedì 26 gennaio 2021

Intervista a Federico Floris: "In Raccontami di te ho voluto far risaltare le persone nelle loro fragilità, maschere, paure, in modo quasi sofferto, realistico"

Ospite del giorno è Federico Floris, autore classe 1987 che ha esordirà il 28 gennaio con il suo primo romanzo, Raccontami di te, edito BookRoad. 


BIOGRAFIA 

Federico Floris nasce ad Alghero il 28 settembre 1987. Trascorre la sua adolescenza tra i libri del liceo scientifico, gli amici e il mare della Sardegna. Dopo la laurea in Culture e tecniche della moda all’Università di lettere e filosofia di Bologna, si trasferisce a Milano dove vive da sette anni. Raccontami di te è il suo romanzo d’esordio per BookRoad.




Raccontami di te è un romanzo profondo in cui si affrontano due temi importanti: il viaggio dentro se stessi, tutt’altro che facile, e il superamento delle proprie paure. Come nasce Raccontami di te? 


Raccontami di te nasce e si sviluppa di volta in volta durante la sua stesura, come se non stessi seguendo un copione vero e proprio, ma solo una traccia. Prima di scrivere qualsiasi altra cosa, sentivo l’esigenza di dovermi “svuotare”, come ripulirmi l’anima con un testo che fosse estremamente intimo, estremamente personale pur senza essere un’autobiografia.



Nel romanzo, il protagonista non accetta di buon grado di andare dallo psicologo e non è convinto che possa davvero aiutarlo. D’altronde, parlare di se stessi e del proprio passato è sempre così difficile. Come mai, secondo te? 


Credo che ci siano due poli differenti, posti uno di fronte all’altro: da una parte coloro che sentono il bisogno di essere protagonisti e dall’altra quelli che partecipano guardando o ascoltando. Chiunque vive su quest’ultimo polo farà fatica a confessarsi a uno psicologo. Ma il punto è un altro. Il protagonista non è restio per pudore, quanto per diffidenza, non crede infatti che uno psicologo possa essere la soluzione al suo malessere.


Come mai nessuno dei personaggi è chiamato per nome? 


Fondamentalmente è un vezzo, un tratto distintivo che ho voluto lasciare sul mio primo romanzo. Ma ti devo anche confessare, e qui cerco di farti entrare nella mia mente contorta di autore, che nella mia visione onirica del romanzo, mentre lo scrivevo, vedevo tutti i personaggi, protagonista compreso, con il volto sfumato, non pienamente identificabile in un volto. È da questo che nasce la mia firma stilistica in tal senso.

Credit: Virginia Natrella


BookRoad ha lanciato la campagna per il tuo nuovo romanzo, Gentili ma non troppo…, del tutto diverso dalla tua prima pubblicazione. Come lo presenteresti ai tuoi lettori?


Lo presento ai lettori come l’altra faccia di Federico. Chi mi segue sui social rivedrà “ipruritidifede” del mio blog in questo testo. In Raccontami di te ho voluto far risaltare le persone nelle loro fragilità, maschere, paure, in modo quasi sofferto, realistico. In Gentili ma non troppo… riprendo la realisticità delle persone ma la ribalto in chiave ironica, dissacrante e anche un po’ cinica. La parola d’ordine qui è ironia, vietato prendersi troppo sul serio e, perché no, prendere spunto per guardarsi dentro un secondo, ma giusto uno, perché la vita è troppo breve per essere gentili!



C’è qualche autore a cui ti ispiri? 

Ispirarmi no e ti confesso che non sono un accanito lettore, per quanto ami i libri e ciò che rappresentano. Quando leggo infatti cerco sempre di comportarmi come un cavallo con i paraocchi, per non distrarmi e cedere alla tentazione di prendere in prestito stili o caratteristiche. Quando scrivo, non penso a niente e a nessuno, se non coniugare quello che parte dalla mia pancia e quello che mi dice la testa. Detto ciò, tra tutti gli autori, Pirandello rimane per me un dio indiscusso.

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