Tra le voci più autorevoli della letteratura inglese c’è Virginia Woolf, che si impone sul panorama letterario sperimentando la tecnica del flusso di coscienza.
Adeline Virginia Stephen nasce a Londra nel 1882 da seconde nozze di entrambi i suoi gentori. Suo padre, Leslie Stephen era un famoso autore e critico letterario dell’epoca; sua madre, Julia Prinsep-Stephen, era una modella.
Nonostante non possa frequentare nessun istituto scolastico, Virginia Woolf riceve una buona educazione a casa, frequentando anche letterati quali Henry James, Thomas Stearns Eliot, Julia Margaret Cameron, che erano soliti far visita al padre di lei.
Viene sempre incoraggiata dai suoi genitori nello studio: la madre le dà lezioni di latino e francese, il padre le consente di leggere i libri della sua biblioteca.
Virginia e il fratello dimostrano sin da subito grande interesse per la scrittura, tant’è che creano un giornale domestico, Hyde Park Gate News.
I ricordi più felici di Virginia sono associati alle sue vacanze estive a Saint Ives, in Cornovaglia, e questi momenti sono di ispirazione per una delle sue opere più importanti, Gita al faro (1927).
Ma questo idillio finisce nel 1895, quando a soli tredici anni Virginia perde la madre. Il padre, profondamento addolorato per la perdita, decide così di vendere quella casa piena di bei ricordi.
Successivamente Virginia subisce altri due gravi lutti: prima quello della sorellastra, Stella, e nel 1904 quello del padre. Tutti questi episodi infelici scaturiscono in un primo segno di instabilità mentale e il conseguente primo crollo nervoso di Virginia. In aggiunta a tutto ciò, c’è anche l’abuso sessuale da parte dei fratellastri, che viene narrato nel racconto autobiografico Momenti di essere e altri racconti.
Dopo la morte del padre, Virginia, il fratello Toby e la sorella Vanessa si trasferiscono a Bloomsbury, dove danno vita a un famoso circolo intellettuale, il Bloomsbury Group, che attira intellettuali anche internazionali.
Nel 1905 inizia a collaborare con il Times, scrivendo per il supplemento letterario. Nel 1912 si sposa con Leonard Woolf, scrittore, giornalista e teorico politico.
Però, la sua instabilità mentale inizia pian piano a sovrastarla: Virginia cade in depressione e tenta il suicidio. Sperando di aiutarla e di tenere la sua mente impegnata in un progetto che possa piacerle, il marito fonda con lei una casa editrice. Nasce così nel 1917 la Hogarth Press, che pubblica autori come Italo Svevo, Sigmund Freud, James Joyce, oltre che la stessa Virginia.
Nel 1925 esce uno dei suoi titoli più importanti, La signora Dalloway, primo esperimento del romanzo del flusso di coscienza. Virginia Woolf abbandona la narrazione lineare, riportando liberamente i pensieri dei suoi personaggi, dando così modo di esplorare al meglio la loro interiorità. Altro romanzo in cui esprime al meglio questa tecnica è Le onde, 1931.
A differenza del suo contemporaneo James Joyce, Virginia Woolf adotta l’uso del monologo interiore indiretto, affidando la narrazione a un narratore esterno, e riordina in un certo modo i pensieri seguendo uno schema logico.
Nel 1928 pubblica Orlando, romanzo che racconta le avventure del protagonista Orlando, un giovane cortigiano dell'epoca di Elisabetta I che si ritrova a vivere diverse vite fino ad arrivare ai primi anni del Novecento, cambiando anche sesso.
Nonostante la proficua attività letteraria e gli impegni con la casa editrice, Virginia ricade nuovamente in uno stato depressivo. A peggiorare la sua salute mentale, c’è anche il dramma dello scoppio della seconda Guerra Mondiale. Il 28 marzo1941 Virginia Woolf decide di porre fine alla sua vita lasciandosi annegare in un fiume.
VIRGINIA WOOLF E LA PARITÀ FRA I SESSI
Oltre ad essere scrittrice, Virginia è anche una grande attivista. Tra le sue lotte più importanti, c’è quella per la parità di genere. Infatti, si avvicina al movimento delle suffragette, reclamando a gran voce un cambiamento del ruolo delle donne.
Oltre alle opere precedentemente menzionate, Virginia Woolf ha anche pubblicato Una stanza tutta per sé (1929), nel quale ripropone la condizione della donna nel tempo e rivendica per lei un ruolo nella società alla pari dell’uomo. Virginia Woolf, nella sua opera, rivendica proprio il diritto di ogni donna di avere una stanza tutta per sé per poter scrivere i proprio romanzi e, soprattutto, avere indipendenza economica.
Altra pubblicazione in cui viene trattato questo tema è Una società, racconto breve del 1921. Un gruppo di donne si riunisce e discute sulla figura della donna e sulle menzogne che girano attorno alla superiorità maschile. Tutto nasce dalla lettura di libri di una di loro, Poll, che non sono ritenuti di grande qualità, tanto da definirli spazzatura. Queste donne fino ad allora avevano vissuto pensando solo a generare ed educare i figli, come la società imponeva, convinte del fatto che tutti gli uomini lavorassero a pari merito. Inizia così una piccola indagine volta a scoprire il reale funzionamento del mondo. Nonostante tutte le discussioni avute, è impossibile arrivare a una soluzione concreta, pur essendo riuscite a smascherare la tesi secondo lui l'uomo è superiore rispetto alla donna.
Cosa fare, dunque? Queste donne giungono alla conclusione che non devono mai credere a questa falsa superiorità maschile ma, anzi, devono iniziare a credere più in loro stesse.
In commercio, potete trovare l’edizione Leone Editore che con la sua collana GEMME pubblica a prezzo modico racconti brevi di noti autori, con testo originale a fronte.
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