Con l'arrivo di Halloween, le ombre si allungano e il mistero avvolge le notti autunnali, creando l'atmosfera perfetta per esplorare i lati più oscuri della letteratura. I romanzi gotici, con le loro ambientazioni inquietanti e le atmosfere cariche di tensione, offrono un'esperienza di lettura immersiva e suggestiva.
In questo articolo, vi propongo tre opere del genere gotico che meritano di essere lette perché vi trasporteranno in mondi in cui il soprannaturale e l'ignoto si intrecciano in mondi affascinanti e inquietanti.
Il castello di Otranto
di Walpole
(Esistono diverse edizioni)
Edito per la prima volta nel 1764, «Il castello di Otranto» è il primo esempio di romanzo gotico. Inaugura quel gusto per un Medioevo notturno e sepolcrale, popolato di terrificanti fantasmi e di eventi prodigiosi che influenzerà profondamente tutta la letteratura europea. Scriveva Walpole: «Le visioni sono sempre state la mia terra e, lungi dall'essere invecchiato abbastanza da questionare sulla loro vacuità, sono prossimo a credere che non ci sia saggezza più grande di scambiare ciò che chiamiamo la realtà della vita con i sogni. Antichi castelli, antichi quadri, antiche storie e le chiacchiere degli anziani ci riportano a vivere in secoli passati che non possono deluderci».
Alfie. Salvia e peperoncino. Vol. 1
di Friedrich August Schulze
Caravaggio Editore
112 pagine | 8,90€
Tutti si guardarono con stupore. Filippo lanciò un grido, liberando in fretta la mano da quella di Camilla: «Non vedete anche voi che mi stanno strappando dalla mia promessa?».
Camilla svenne tra le braccia dei genitori; allora il sacerdote dichiarò che, in una circostanza così critica, era impossibile procedere con la cerimonia.
La sposa cadavere è una spiazzante storia gotica costruita alla maniera delle scatole cinesi e si può leggere in lingua tedesca all’inizio del secondo volume del Gespensterbuch (1811) di Apel e Schulze. La presente edizione propone la traduzione del racconto dalla celebre e piuttosto fedele versione francese di Eyriès (La Morte Fiancée, 1812) che fece conoscere la storia soprattutto in Gran Bretagna, come attestano le numerose versioni inglesi largamente rimaneggiate e pubblicate in quegli anni. Il volume presenta inoltre una sintesi particolareggiata della leggenda ebraica del XVI secolo dal titolo Il dito, alla quale Tim Burton si è chiaramente ispirato nel suo adattamento cinematografico del 2005.
Melmoth L'errante 1820
di Charles Robert Maturin
Neri Pozza
750 pagine | 20,00€
Nell'autunno del 1816 il giovane John Melmoth lascia il Trinity College di Dublino per assolvere un compito ineludibile: assistere uno zio moribondo dal quale dipendono tutte le sue speranze di indipendenza economica. Nella decrepita casa in cui si reca, John viene accolto da un avvizzito vecchio in preda al delirio, che lo supplica di alleviare le sue pene portandogli del Madeira, conservato gelosamente in un ripostiglio chiuso a chiave in cui nessuno mette piede da oltre sessant'anni. Nello sgabuzzino dalle finestre murate, John scopre un dipinto datato 1646. L'opera cela qualcosa di oscuro e terribile, che traspare con evidenza dallo sguardo spaventevole dell'uomo ritratto. Dalle labbra dello zio morente, John apprende che quel volto appartiene a un lontano parente, un uomo che avrebbe dovuto essere morto, essendo vissuto oltre centocinquanta anni prima, e invece vive ancora. Un antenato che ha venduto l'anima al diavolo in cambio dell'immortalità, e che da allora vaga per il mondo in cerca di qualcuno che accetti di prenderne il posto. «Melmoth l'Errante», un discendente dell'Ebreo Errante, il ciabattino che, secondo una leggenda, vedendo passare Cristo sulla via del Calvario, gli scagliò contro una ciabatta e venne condannato a vagare sulla terra fino alla fine dei tempi. Così ha inizio uno dei celebri romanzi della letteratura gotica. L'autore, il reverendo Charles Robert Maturin, calvinista e prozio di Oscar Wilde, covava in sé l'oscura ambizione di «spingere il romanzo gotico al di là dei limiti più estremi, superando Erode in crudeltà e destando più scandalo e scalpore di chiunque l'avesse preceduto». Ma, come ricorda Sarah Perry nell'introduzione a questo volume, «non basta infarcire un racconto di ceri e manoscritti, o descrivere fanciulle che vagano in camicia da notte in oscuri sotterranei: per funzionare il racconto gotico esige che il lettore provi lo stesso brivido delizioso dei personaggi che incontra sulla pagina». È grazie a tale brivido che Melmoth l'Errante, al pari di Dracula, Frankenstein e altri celebri mostri letterari, continua a peregrinare nel nostro mondo e ad atterrire generazioni di lettori.
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